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La città di Cagliari ha un patrimonio storico, artistico, archeologico e naturalistico unico al mondo.
Oggi abbiamo collaborato con l'Associazione Amici di Sardegna, la Pro Loco di Cagliari e l'Associazione AGS Sardegna, in occasione dell'iniziativa "Passeggiate Kalaritane", per far conoscere e valorizzare un'area di Cagliari di notevole importanza storica e naturalistica che troppo pochi cittadini, cagliaritani e non, conoscono: la necropoli di Tuvixeddu.
Alcune informazioni su Tuvixeddu (a cura del prof. Roberto Copparoni)
Di Tuvixeddu si è detto e scritto di tutto e di più, ma pochi però hanno realmente capito la vera importanza di questo sito.
Trattasi di un’area di circa 50 ettari ricadente nell’area di Tuvixeddu e Tuvumannu, che insiste fra via Falzarego, prosegue verso via Vittorio Veneto e viale Merello per collegarsi a via Is Maglias, fino a lambire piazza della Medaglia Miracolosa e scemare sulle pendici del colle che giungono quasi fino a viale Sant’Avendrace.
Peraltro, questo declivio collinare è stato alterato dall’uomo che negli ultimi due secoli ha realizzato una schiera di ville e palazzi, costruiti anche in tempi recenti, salvando solo alcuni siti archeologici come la tomba della vipera, la tomba di Rubellio e la tomba chiamata delle spighe e dei pesci, inglobati dentro edifici vari e condomini privati.
Tutta l‘area è stata particolarmente colpita nei secoli da varie azioni poste in essere dall’uomo. Azioni di vera e propria devastazione, sviluppate soprattutto fra la metà dell’Ottocento fino agli anni ‘90: dalle costruzioni di strade e produzione di calce e cemento prodotta dalla frantumazione della roccia calcarea, all’estrazione di blocchi di roccia ottenuti dalle latomie aperte in varie parti del colle e utilizzati come materiale per la costruzione di edifici di varia natura; dallo scavo abusivo dei tombaroli alla cementificazione avvenuta con la costruzione di vari edifici fra cui pure strutture dedicate paradossalmente alla cultura, come scuole e asili e luoghi di culto. Per non parlare poi della “ciliegina sulla torta” ovvero la cementeria della Italcementi di Bergamo e della Calcidrata. Entrambe queste società sono quelle che hanno recato i maggiori danni non solo perché hanno fatto sparire una grande parte del compendio collinare ma anche perché hanno sventrato buona parte del sottosuolo dell’intera area.
Fra l’altro, queste suggestive gallerie potrebbero essere degnamente valorizzate per renderle fruibili al pubblico locale e ai turisti che vanno alla ricerca proprio di queste particolarità.
Pensate che entrambe le scuole di via Falzarego (sia la più vecchia, la “De Amicis” che la più recente, “Spano”, sono state costruite sopra dei siti archeologici, per non dimenticare anche l’istituto “Meucci”, paradossalmente realizzato in prossimità di via dei Punici! Sotto altro aspetto, sarebbe anche il caso di qualificare il rione di Sant’Avendrace, “Centro storico di Cagliari”, questo perché il primo insediamento urbano della nostra bella città è stato realizzato proprio sulle rive della laguna di Santa Gilla, nell’area dove oggi sorge un centro commerciale e viale Trieste e viale San Paolo. Fra l’altro, proprio in questa area, circa due millenni dopo, venne costruita la capitale del Giudicato di Cagliari ovvero Santa Igia, che allora era una città lagunare.
Infatti, la Laguna, un tempo peraltro navigabile, ha permesso di sviluppare una economia fortemente legata alla pesca e al commercio marittimo.
Pensate che un tempo, quando il perimetro della laguna era molto diverso da quello attuale, circa due millenni fa, insistevano in un’area che oggi è ricoperta dall’acqua, degli empori e opifici per la produzione e vendita di manufatti ceramici, ma non solo. Tale affermazione è avvalorata dalle scoperte archeologiche realizzate dalla Soprintendenza a fine ‘800 e negli anni ‘70. Molti di questi reperti oggi sono esposti al Museo archeologico di Cagliari in una apposita teca.
Peraltro Tuvixeddu ha anche una notevole importanza anche dal punto di vista naturalistico e antropologico.
Sotto il primo aspetto, quello naturalistico, possiamo leggere la storia dei luoghi attraverso la composizione geologica delle rocce calcaree che caratterizzano l’intera area, rocce formatesi nel periodo miocenico attraverso un fenomeno di cristallizzazione dei fondali marini, formati in un lungo lasso temporale, compreso fra i 20 milioni e i 5,3 milioni di anni fa, quando il mare ricopriva le nostre teste.
Inoltre, sul colle la natura sta cercando di riprendersi i suoi spazi, soprattutto nelle aree in cui l’uomo, da quasi mezzo secolo, ha smesso di svolgere la sua nefasta azione. Citiamo, a questo proposito, l’area di vico IV Sant’Avendrace, l’area del villino Mulas Mameli (oggi in totale abbandono e degrado), l’area del così detto Canyon, dove il Gheppio nidifica, il Colubro se la spassa, l’Argiope chiamato anche Ragno vespa sviluppa le sue grandi ragnatele, la cui femmina può raggiungere la grandezza di 15 centimetri. Questo ragno vive sulla sommità del colle senza problemi di sorta. Anche la flora si sta riprendendo i suoi spazi e fra questi la Pistacia Lentiscus, (Lentischio), dalle cui drupe si ottiene un versatile olio, dotato di eccellenti proprietà, la Ruchetta selvatica (Eruca sativa), particolarmente gustosa e saporita, le piante di Asparagi (Asparagus officinalis), di Capperi (Capparis spinosa), di Assenzio (Artemisia absinthium) e alcuni alberi, fra cui il Pino e il Cipresso e tante altre specie.
Da un punto di vista antropologico, la storia del colle la si conosce anche attraverso le narrazioni delle persone che nei secoli hanno vissuto in questi luoghi utilizzando le caratteristiche e le risorse che il territorio offriva loro. A questo proposito, vi sono tante leggende e racconti che presentano un pezzo della nostra storia, tramandata oralmente dagli anziani, per la verità poco conosciuta, che abbiamo avuto la fortuna di incontrare e che ci hanno parlato dei tempi passati, delle loro abitazioni ricavate nelle cavità e tombe che il territorio aveva, utilizzate inizialmente solo per trovare riparo dalle bombe della II guerra mondiale, per poi divenire, per diversi decenni, residenze abituali. Una curiosità: a qualcuno di questi signori è stata data anche la residenza e alcuni di loro ancora la possiedono in loco.
Grazie a queste testimonianze cerchiamo di ricostruire un tempo passato che è nostro dovere non dimenticare e trasmettere alle future generazioni.
Le nostre passeggiate kalaritane hanno proprio questo scopo.
L'incontro di oggi è stato utile anche per condividere alcune proposte per valorizzare la necropoli di Tuvixeddu:
 
1) Dare una brand a tutto il compendio e soprattutto dare un’identità al Parco, accentuando la sua importanza storico/archeologica e ambientale/identitaria e magari organizzare una campagna di sensibilizzazione per favorire un possibile (e DOVEROSO) riconoscimento UNESCO.
 
2) Allestire dei percorsi con adeguata segnaletica e cartellonistica plurilingue (con disegni e foto a colori).
 
3) Aprire un nuovo accesso da via Is Maglias, anche per permettere ai pullman di portare sul posto dei visitatori, poiché è impossibile da via Falzarego.
 
4) Allestire un Centro visite per l’accoglienza e la somministrazione di bevande e snack nonché acquisto di souvenir e pubblicazioni, con una sala per eventi, utilizzando la struttura dismessa posta nel lato di via Is Maglias che a tutt’oggi è inspiegabilmente inutilizzata.
 
5) Bonificare il colle lato del villino Mulas Mameli, recuperare la struttura e rendere fruibile tutta l’area del c.d. Canyon, attrezzandola con altri pannelli che illustrino le specificità presenti di flora e fauna.
 
6) Rendere fruibile la galleria di Sant’Arennera e quella presente nel Canyon.
 
7) Ricostruire un ambiente funerario ovvero allestire una tomba con il corredo tradizionale che i punici usavano in queste circostanze.
 
8 ) Bonificare e rendere fruibile l’area della Italcementi posta sulla sinistra in basso, a lato per chi entra nel parco da via Falzarego, che un tempo era il cuore della fabbrica e che oggi è una discarica e regno degli sbandati.
 
9) Organizzare degli eventi periodici (di vario genere e tipologia) per favorire l’accesso e la conoscenza di questo importante sito che non è adeguatamente valorizzato e promosso, iniziando dai residenti.
 
10) Preoccuparsi di formare dei validi operatori che potrebbero essere destinati a:
- Accoglienza, informazioni, traduzioni e interpretariato, accompagnamento e guida;
- Animazione, riprese video e fotografiche, comunicazione e media, pubbliche relazioni, vendita di prodotti e somministrazione di bevande, sicurezza e guardiania.
 
11) Ultimo, ma non ultimo per importanza, posizionare in città dei cartelli segnaletici e informativi plurilingue per facilitare l’accesso al sito, soprattutto nel quartiere. Dal porto a via Roma, dal Largo Carlo Felice a viale Trieste e viale Sant’Avendrace, da via Po a via Is Mirrionis e in via Is Maglias. Stazioni comprese (ferroviaria, marittima e aeroportuale).
 
Attendiamo vostri commenti ed eventuali altre proposte!
Se volete, potete segnalarci anche altri luoghi di Cagliari (e della Sardegna), poco conosciuti e da valorizzare!

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